Cani randagi: 17.000 uccisi in Italia
Non solo Ucraina e Romania: ogni anno in Italia 17.000 cani randagi vengono uccisi dalla crudeltà umana, spesso per divertimento dell'avventore di turno.
Quando si pensa alle stragi canine, saltano facilmente alla mente le immagini strazianti che provengono da Romania, Ucraina e Albania, al centro delle polemiche in questi giorni per la mattanza di cani e gatti da strada. Ci si dimentica, tuttavia, come la situazione italiana non sia molto diversa: sarebbero 17.000 i cani randagi uccisi ogni anno sullo Stivale.
A rivelarlo è l’AIDAA tramite un comunicato stampa: nel corso del 2011, oltre 12.000 esemplari sono stati vittima della crudeltà umana, mentre oltre 5.000 sono stati trovati morti su strade e autostrade vittime dell’abbandono, soprattutto nei periodi vacanzieri dell’estate.
Certo, a differenza di altre nazioni non ci si trova di fronte a una strage legittimata dalle autorità – come sta avvenendo in Ucraina per “ripulire” le strade in vista degli Europei di Calcio – ma il dato rimane comunque allarmante. Cani uccisi nei parchi dopo essere sfuggiti al controllo dei loro padroni, esemplari avvelenati da polpette tossiche poste strategicamente da vicini di casa invidiosi, cacciatori che si divertono ad ammazzare animali domestici a fucilate. E, ancora, cani randagi seviziati e condannati a morte per i più svariati abusi da divertimento, come le recenti notizie su gruppi di ragazzini in cerca di una serata “diversa” con cui abbattere la noia delle zone di provincia.
Una situazione che dipende principalmente dall’elevato numero di randagi presenti in Italia, oltre 700.000 quasi tutti concentrati nelle zone del mezzogiorno: si tratta di animali abbandonati da padroni senza scrupolo, moltiplicatesi fra loro e che spesso diventano un pericolo per la popolazione, con i tristi casi di cronaca di persone sbranate da branchi di animali famelici. Un fenomeno che potrebbe essere combattuto con una maggiore sensibilizzazione al rispetto degli animali, con le campagne di sterilizzazione a tappeto, con l’aumento di sanzioni e pene per chi si rende complice di un abbandono o di una violenza animale.