Biogas: 8 mila posti di lavoro fissi al Sud entro il 2030
Uno studio realizzato da Althesys e presentato dal CIB evidenzia l'enorme potenziale della filiera del biogas nelle regioni meridionali.
Fonte immagine: CIB
Una recente analisi realizzata dalla società di consulenza Althesys ha evidenziato l’enorme potenziale della filiera del biogas nelle regioni del Sud Italia, ricche di sottoprodotti agricoli ancora scarsamente sfruttati. I dati sono stati presentati nel corso di un convegno organizzato dal Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione presso il centro Radicepura di Giarre, in provincia di Catania.
Gli analisti hanno delineato due scenari di sviluppo per il settore del biogas nel Meridione da qui al 2030. Le proiezioni più conservative quantificano in 3,8 miliardi di euro i nuovi investimenti attratti dalla filiera meridionale del biogas, mentre le stime più rosee prevedono un capitale di 5,6 miliardi di euro.
Sviluppare il potenziale ancora inespresso delle regioni meridionali porterebbe a un aumento del PIL dello 0,3%, con ricadute economiche di 18,4 miliardi di euro nell’ipotesi conservativa e di 27,4 miliardi di euro nello scenario più ottimista.
Secondo il CIB le imprese agro-industriali meridionali non devono lasciarsi sfuggire le opportunità di sviluppo aperte dai nuovi meccanismi di incentivazione del biometano e del biocarburante avanzato prodotto dal biogas, attivati nel mese di agosto dal GSE.
Presto inoltre l’Europa dovrebbe dare il via libera all’immissione del biometano nella rete nazionale del gas, allargando il campo di applicazione oltre il settore dei trasporti.
Lo sviluppo della filiera del biogas avrebbe ripercussioni positive sull’occupazione nelle regioni meridionali, afflitte dalla piaga della disoccupazione. Le stime parlano di 8 mila nuovi posti di lavoro generati entro il 2030. Il decollo del settore garantirebbe un posto fisso a personale altamente qualificato.
Anche le casse dello Stato ricaverebbero enormi vantaggi dalla filiera del biogas, con entrate fiscali stimate tra i 3,3 e i 5,5 miliardi di euro.
Non meno evidenti i benefici sotto il profilo dell’impatto ambientale, con una riduzione delle emissioni di C02 stimata in 79 milioni di tonnellate.
Piero Gattoni, presidente del CIB, nel corso del suo intervento ha espresso la sua riconoscenza al Mipaaf per aver approvato una normativa sul biometano lungimirante e ambiziosa e per l’annuncio di nuovo programma di sviluppo destinato al Sud.
Grazie all’impegno del governo l’Italia può guardare con fiducia all’obiettivo di raggiungere entro il 2022 il target del 10% di consumo di biocarburanti, di cui il 2% avanzati, quelli cioè che non sottraggono terreno all’alimentare, come ad esempio il biometano.
Grazie alla rotazione colturale, i terreni agricoli svolgono più funzioni, sequestrando il carbonio e contenendo la desertificazione. Il bilancio di carbonio della filiera può chiudere così in negativo, avvicinando l’Italia agli obiettivi di riduzione delle emissioni previsti per il settore agricolo.
Il modello virtuoso adottato dalla filiera italiana, noto come “Biogasdoneright”, “Biogas Fatto Bene”, è conosciuto in tutto il mondo. Oggi l’Italia è il terzo produttore al mondo di biogas in agricoltura, preceduta solo dalla Germania e dalla Cina.