Il corno di rinoceronte vale più dell’oro
Il corso di rinoceronte vale oggi sul mercato nero più di oro, diamanti e cocaina: è proprio l'elevato prezzo ad alimentare il bracconaggio africano.
Fonte immagine: Rhinoceros have a rest in savannah via Shutterstock
I rinoceronti sono sempre più minacciati dal bracconaggio e dalla caccia di frodo. E non solo gli esemplari settentrionali bianchi, ormai rimasti solo in cinque sulla Terra, ma anche le varietà più comuni sono costantemente a rischio. Tutta colpa del loro corno, oggi valutato sul mercato nero più dell’oro. Un commercio, quello delle parti di rinoceronte, che frutta 20 milioni di dollari l’anno, per una domanda apparentemente sempre in aumento. È quanto svela uno studio pubblicato su Science Advances, quindi ripreso dalla gran parte delle testate internazionali.
Il corno di rinoceronte è richiesto soprattutto dai paesi asiatici, dove è utilizzato sia per realizzare gioielli e soprammobili, che come rimedio della medicina tradizionale, tra elisir e afrodisiaci. Oggi il suo valore è più alto di quello della cocaina e dell’oro, come conferma William Ripple, docente di etologia presso la Oregon State University nonché autore principale dello studio. Così spiega:
Uno dei fattori critici alla base del trend è il tremendo incentivo economico ottenuto dai bracconieri per vendere parti di animali. Ad esempio, il corno di rinoceronte ha più valore in peso rispetto all’oro, ai diamanti e alla cocaina.
A oggi, il caratteristico corno degli esemplari africani può raggiungere prezzi di 60.000 dollari per libbra, circa 450 grammi. I ricercatori hanno quindi voluto analizzare quando la prospettiva di un guadagno così elevato abbia spinto la caccia di frodo, con azioni che in Africa assumono sempre più i contorni di vera e propria guerriglia. I dati sono allarmanti: dal 2012 al 2011, il numero degli elefanti nelle foreste è diminuito del 62 percento. Dal 2007 al 2013, inoltre, la cifra di rinoceronti uccisi dai bracconieri è aumentata vertiginosamente, passando da 13 a 1.004 l’anno. Come se non bastasse, più di 100.000 pachidermi – pari a un quinto della popolazione mondiale – sono stati uccisi per attività illecite tra il 2010 e il 2012. E nonostante gli sforzi di conservazione di governi e associazioni internazionali, con sempre più aree adibite a riserve e guardie armate di protezione agli animali, la lotta appare impari per l’arrivo della criminalità organizzata, così come conferma Blaire Van Valkenburgh, professore di ecologia e biologia presso l’UCLA:
Decenni di sforzi di conservazione sono stati rovesciati dall’entrata della criminalità organizzata nel mercato dell’avorio e dei corni di rinoceronte.
Sulla base dell’analisi di 74 specie di erbivori selvatici con un peso pari o superiore ai 100 chilogrammi, i ricercatori sono giunti alla conclusione che, senza interventi ancora più mirati, gran parte di queste specie si avvia all’estinzione. E le conseguenze saranno pericolose, in termini di “costi ecologici, sociali ed economici”.