Solare a concentrazione: rendimento record al 90%
Un nuovo rivoluzionario materiale è in grado di convertire il 90% della luce solare in calore.
Fonte immagine: Alex Lang
I ricercatori dell’Università della California di San Diego hanno messo a punto un nuovo materiale capace di convertire il 90% della luce solare in calore. La scoperta potrebbe migliorare notevolmente l’efficienza degli impianti solari a concentrazione. Gli scienziati hanno pubblicato i risultati della loro sperimentazione in due articoli separati apparsi sulla rivista specializzata Nano Energy. A finanziare i loro studi è stato il Dipartimento dell’Energia americano, nell’ambito del programma SunShot, nato per incentivare la ricerca sul solare.
Il nanomateriale ideato dall’équipe dell’ateneo americano ha delle enormi potenzialità: può infatti reggere temperature superiori ai 700° C e inoltre è in grado di mantenere intatte le sue funzionalità per molti anni, resistendo all’umidità e alle intemperie. Gli attuali materiali impiegati dall’industria solare assorbono la luce solo a temperature molto più basse e non garantiscono pertanto le stesse rese.
I ricercatori hanno rivestito delle nanoparticelle in silicio con uno strato di boruro, utilizzando particelle di varie dimensioni che vanno dai 10 nanometri ai 10 micrometri. Grazie a questa struttura scalare è possibile intrappolare e assorbire più luce, garantendo una buona efficienza del materiale quando si opera a temperature più elevate.
Come ha illustrato il professor Sungho Jin, uno degli autori dello studio, l’obiettivo del loro lavoro è creare un materiale che assorba la luce solare nella sua totalità, non lasciandosene sfuggire nemmeno un raggio.
Il solare a concentrazione è un mercato emergente del settore delle rinnovabili che attualmente produce circa 3,5 gigawatt in tutto il mondo, abbastanza per alimentare oltre 2 milioni di case. Nei prossimi anni, le centrali già in costruzione permetteranno di raggiungere la soglia dei 20 gigawatt.
Con le tecnologie attuali ogni anno bisogna però fermare l’impianto per sostituire i materiali che assorbono la luce solare, ormai degradati. Grazie a questa invenzione, la produzione di energia non si arresterebbe, riducendo le perdite e sfruttando al massimo le potenzialità delle centrali.