KiteGen vuole comprare Alcoa: energia eolica per produrre alluminio?
Alcoa: spunta il compratore italiano. E' KiteGen Research, che vuole sfruttare i fondi europei per creare la prima industria pesante 100% rinnovabile.
Mettere insieme l’azienda più energivora d’Italia con una promessa della green economy e vedere l’effetto che fa. Non è un esperimento ma una proposta, concreta e formalizzata al Ministero dello Sviluppo economico lunedì sera via fax. KiteGen Research, azienda torinese che porta avanti lo sviluppo dei generatori eolici d’alta quota, vuole rilevare lo stabilimento Alcoa di Portovesme, in Sardegna.
In realtà, però, KiteGen non ci mette i soldi ma l’energia rinnovabile. Nella proposta avanzata al Ministero, infatti, si legge che l’azienda propone di:
Alimentare gli stabilimenti di Portovesme con un 100% di energia da fonte eolica troposferica, eventualmente acquisire lo stabilimento e senza riduzioni di personale, quale miglior vetrina della tecnologia di generazione in opera ma a condizioni equivalenti a quelle prospettate dalle attuali offerte sul tavolo, convertendo parzialmente le previste sovvenzioni in conto energia in puro capitale di avviamento.
Secondo KiteGen, gradualmente, tutti i 2.300 GWh consumati annualmente da Alcoa potrebbero essere prodotti in loco da una serie di fattorie del vento troposferico ad altissima densità energetica territoriale, con una occupazione di territorio sardo di circa 1 kmq per ciascuna farm. Quattro fattorie del vento da 150 MW ciascuna basterebbero e avanzerebbero a coprire i 300MW necessari alla produzione di alluminio primario nello stabilimento Alcoa, basandosi su una disponibilità annua di oltre 5.000 ore di vento troposferico.
Tutto ciò, continua KiteGen, permetterebbe di continuare la produzione risparmiando notevolmente sui costi dell’elettricità. Secondo Glencore e Klesch, i due attuali possibili acquirenti di Alcoa, per fare andare avanti l’azienda le si dovrebbe garantire energia a 25 euro a MWh e mettere sul tavolo altri 30 milioni di euro per i lavori di efficientamento energetico dello stabilimento.
KiteGen afferma di essere in grado, invece, di produrre elettricità a 20 euro al MWh. Partendo però da un costo iniziale e temporaneo di 80 euro. Per ottenere tutto ciò sono necessari alcuni investimenti e il tempo di costruzione delle fattorie del vento:
- 5M€ e 14 mesi per impostare, organizzare e fornire evidenze non controvertibili della concretezza della specifica soluzione tecnica;
- 50M€ e altri 12 mesi per iniziare a fornire energia da una Kitefarm troposferica da 150MW nominali, con un LEC iniziale di 80 euro/MWh. La taglia di 150 MW è la minima indispensabile, come da piano industriale, per ottimizzare i costi realizzativi.
La proposta di KiteGen Research diventa più interessante se si considerano anche i costi derivanti dalla necessità, per Alcoa alimentata a fonti fossili, di acquistare diritti di emissione EU ETS (Emission Trading System). Convertendo l’azienda al 100% di energia rinnovabile i costi diventano guadagni, visto che la produzione eolica degli aquiloni darebbe diritto a 300 milioni di allowances equivalenti, del valore economico di diversi miliardi di euro. A questo punto, spiega KiteGen, gli stabilimenti Alcoa:
Potranno produrre i circa 300 milioni del fatturato alluminio con un vantaggio competitivo mondiale, andando a risparmiare sull’energia circa 10 euro/MWh per un totale di 23M€/anno, e la collettività risparmierà sui sussidi finora concessi ad Alcoa per circa 40 euro/MWh per un totale di 92M€/anno. Come paragone, l’ammontare del costo del personale è di circa 20M€/anno.
Per realizzare questa piccola grande rivoluzione energetica in una delle industrie simbolo dell’Italia, che fino ad oggi è stata sovvenzionata con un forte sconto sull’energia elettrica pagato dai consumatori in bolletta in virtù della famosa legge Salva Alcoa, serve però l’approvazione e l’appoggio politico del Governo. Come spiega Massimo Ippolito, presidente di KiteGen, raggiunto al telefono:
L’Unione europea ha un fondo da 1,3 miliardi di euro per i progetti innovativi destinati ad abbattere le emissioni di CO2. A noi ne basterebbero 55 milioni, quelli che servono per dare avvio alla prima fase del progetto con la costruzione della prima farm da 150 MW. Una volta costruita quella e messa in funzione, il resto del progetto e la conduzione dello stabilimento si ripagano da soli con gli introiti della tariffa omnicomprensiva per l’eolico e con i crediti di carbonio.
La tecnologia è più che matura, spiega Ippolito, e il conto economico tiene. Persino le 5.000 ore di funzionamento degli aquiloni a 1.000 metri di altezza sono una stima prudente. La palla, ora, passa al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera che può scegliere tra due opzioni: regalare l’Alcoa ad uno dei due pretendenti stranieri lasciando agli italiani l’onere economico di nuovi sconti sull’energia elettrica da fonte fossile necessaria a produrre l’alluminio, oppure cederla ad un italiano e aiutarlo a trasformare Alcoa nella prima industria pesante 100% rinnovabile, facendo pagare i costi della transizione all’Europa.