ENEL denuncia Greenpeace: oscurare sito contro il carbone
ENEL si difende sul carbone attaccando: denunciata Greenpeace per la campagna "Facciamo luce su ENEL". Solidarietà all'associazione da Legambiente.
La campagna contro il carbone “Facciamo luce su ENEL” potrebbe costare cara a Greenpeace. ENEL, infatti, ha sporto querela nei confronti dell’associazione ambientalista per una lunga serie di attività ritenute dall’azienda diffamatorie. In particolare, tre sono le attività principali oggetto della querela: il sito facciamolucesuenel.org, la canzone (con annesso videoclip) “È nell’aria” cantata da Adriano Bono & Torpedo Sound Machine con i Meganoidi, la bolletta “fake” di ENEL distribuita con il volantinaggio.
Il problema, secondo ENEL, è che Greenpeace avrebbe utilizzato logo e nome dell’azienda (e solo di quella, visto che la campagna non prende in considerazione altri produttori di energia elettrica dal carbone come A2A, E.On, Edipower e Tirreno Power) sia per diffamarla che per raccogliere fondi a proprio favore. Nella finta bolletta distribuita da Greenpeace, infatti, si legge che ENEL è un killer del clima, che ci sono le prove e si invitano gli italiani a devolvere il 5 per mille all’associazione per sovvenzionare le attività contro il carbone.
Spiega ENEL nella sua querela contro Greenpeace:
È dunque anche allo scopo di raccogliere fondi che Greenpeace diffama ENEL spa, ENEL Produzione spa e l’intero Gruppo ENEL.
E per colmo di paradosso, ed è paradosso davvero intollerabile, codesta operazione avviene – sul piano grafico – mediante abusiva e ingannevole utilizzazione del marchio ENEL e dei segni distintivi di pertinenza esclusiva di ENEL spa o delle società del Gruppo (si vedano le magliette che Greenpeace distribuisce, i volantini e il fac-simile di “bolletta ENEL” consultabile sul sito incriminato)
La richiesta di ENEL, a questo punto, è che il sito venga oscurato e che Greenpeace smetta immediatamente ogni attività che coinvolge ENEL. C’è, poi, una corposa richiesta di risarcimento pari a:
Euro 10.000 per ogni giorno di inesecuzione degli obblighi di cui alle precedenti conclusioni, nonché della somma di euro 1.000 per ogni singolo episodio di loro violazione, ovvero alle diverse somme che l’Ill.mo Giudicante dovesse ritenere eque e opportune; con la precisazione che tutto quanto eventualmente percepito da ENEL spa e/o dal ENEL Produzione spa a tale titolo sarà devoluto alle popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna.
A queste accuse e richieste di risarcimento Greenpeace risponde sdegnata e parla di intimidazione:
Abbiamo raccolto troppi indizi contro l’azienda, abbiamo scoperto troppe verità, abbiamo svelato che sotto quella patina di verde greenwashing c’è il nero del carbone. E non potendo smentirci con i dati, Enel prova a metterci il bavaglio: vuole l’oscuramento del sito e che non vengano più diffusi tutti i contenuti e i materiali informativi della nostra campagna, riservandosi di chiedere successivi risarcimenti.
E, a difesa dell’associazione ambientalista, arrivano anche i colleghi di Legambiente:
Esprimiamo tutta la nostra piena solidarietà a Greenpeace e troviamo inaccettabili le richieste di risarcimento che l’Enel chiede all’associazione ambientalista, la chiusura del sito Web www.FacciamoLuceSuEnel.org insieme al divieto di diffusione dei contenuti informativi della campagna contro il carbone. Una richiesta che limita la libertà d’informazione imponendo una censura preventiva che va a coprire quel diritto che ognuno di noi ha di battersi contro il carbone, una fonte che è la causa numero uno dei cambiamenti climatici.
Legambiente, però, si guarda bene dall’accusare il carbone di essere un killer delle persone oltre che del clima. Buona parte dell’accusa di Greenpeace nei confronti di ENEL, e della conseguente querela per diffamazione, sta nel fatto che l’associazione parla apertamente di 366 morti premature all’anno dovute al carbone, con costi economici derivanti pari a circa 2 miliardi di euro l’anno.
Fonti: Greenpeace | Legambiente