Sperimentazione animale: le ragioni dei favorevoli e dei contrari
Sperimentazione animale: le opinioni dei favorevoli e dei contrari all'impiego degli animali per la ricerca scientifica, per capirne consapevolmente di più.
Il dibattito sulla sperimentazione animale ha nell’ultimo periodo prepotentemente invaso i media tradizionali e le comunicazioni in Rete. E non sempre la discussione assume i toni del lecito confronto tra favorevoli e contrari, perché – sarà forse colpa della natura istantanea e volatile dello scambio online – con sempre più frequenza si assiste a vere e proprie rappresaglie virtuali, sfociate purtroppo anche in insulti e minacce.
In un simile contesto, dove basta accedere a Facebook per essere bombardati da link e condivisioni sia pro che contro l’impiego di animali per la ricerca scientifica, non è semplice maturare un’opinione consapevole. Al netto di interventi sui generis e scambi particolarmente accesi, sia i sostenitori che i detrattori della sperimentazione dimostrano argomentazioni consistenti e, così, destreggiarsi in questo mare di opinioni è impresa ardua. Con questo intervento si cercherà di elencare in linea di massima – e senza pretesa di essere esaustivi – le ragioni di entrambi i gruppi, nel rispetto della neutralità che un tema così delicato imporrebbe.
Vivisezione o sperimentazione animale?
Prima di addentrarsi nella spiegazione delle ragioni pro e contro, è doveroso chiarificare uno dei concetti più fraintesi sui social network: la differenza tra vivisezione e sperimentazione animale. Lasceremo al lettore l’onere di giudicare le eventuali implicazioni etiche delle due pratiche, in questo frangente serve una differenziazione tecnica e terminologica per agevolare la comprensione dei punti che verranno analizzati più avanti nella trattazione.
- Vivisezione: così come suggerisce il nome, con vivisezione si intendono quelle pratiche di ricerca che prevedono la dissezione – un intervento chirurgico, in altre parole – su un animale in vita;
- Sperimentazione animale: è lo studio condotto su animali in vari ambiti della ricerca, dalla farmacologia alla biomedica, che prevede in genere la somministrazione di molecole o altri composti per vagliare la reazione dell’organismo all’esposizione o all’assunzione. A differenza della vivisezione, non prevede interventi chirurgici sugli animali, fatta eccezione per le necessità autoptiche dopo il decesso degli stessi;
Si tratta di due termini che oggi vengono ampiamente utilizzati come sinonimi per indicare l’ambito degli esperimenti condotti sugli animali all’interno di laboratori o istituti di ricerca. Ma data la confusione dei social network, la differenziazione diventa d’obbligo per evitare facili fraintendimenti: quando ci si trova davanti alle immagini di scimmie, conigli e altre specie legate su un tavolo operatorio – e non si nega di certo siano scatti strazianti per i lettori più sensibili – si tenga presente come si stia parlando di vivisezione in senso stretto e non di sperimentazione animale negli ambiti più comuni, quali quello farmacologico.
Come già ribadito, si lascerà al lettore la possibilità di definire secondo il proprio sentire le implicazioni etiche delle due pratiche, ma anche in questo caso sembra utile un’ulteriore precisazione. Quando si ha a che fare con fotografie e immagini del passato – in particolare dagli anni ’70 – ci si dovrebbe immedesimare nella sensibilità diffusa del periodo. 40 anni fa non vi era la stessa considerazione dei diritti degli animali che la società esprime oggi e, di conseguenza, quel che ora può sembrare atroce non è detto lo sia stato in passato. Questo non per assolvere la vivisezione, bensì per stimolare lo spirito critico quando ci si trova a riferirsi a decenni e pratiche ormai superati dall’evoluzione scientifica. Inoltre, bisognerebbe prestare attenzione anche quel che può essere definito come un paradosso di Frankenstein, ovvero la diffusione di contenuti che vedono l’impiego della vivisezione a scopi oggi esecrabili e senza precisi fini medici. Sempre senza volontà di acritica assoluzione, l’esempio tipico è quello degli impianti cocleari, dei dispositivi installati chirurgicamente all’interno del canale uditivo di pazienti che non riescono a trarre giovamento dai normali apparecchi acustici. Lo studio su questi device si è sviluppato negli anni ’70 e, senza l’impianto sui gatti, oggi milioni di persone non avrebbero potuto recuperare l’udito. Per quanto discutibile e per quanto non sempre la sofferenza degli animali sia stata messa in primo piano nel dibattito scientifico, allora, non si cada in superficiali tranelli fatti più per trascinare un utente verso questa o l’altra fazione piuttosto che stimolarne un giudizio consapevole.
Sperimentazione animale: opinioni favorevoli
I sostenitori della sperimentazione animale in campo di biomedico e farmacologico basano il loro assunto su una considerazione di base: sarebbe troppo rischioso valutare gli effetti di una molecola, di un farmaco, di una pratica medica direttamente sull’uomo, senza un feedback precedente dal mondo animale. In sintesi:
- Rischio e sicurezza: la sperimentazione animale valuta il rischio dell’impiego di una determinata sostanza prima che questa venga testata sull’uomo, permettendo di definirne le dosi minime e massime, gli eventuali effetti avversi e le incompatibilità. In questo senso, per i favorevoli si tratta di una misura di tutela per l’uomo;
- Alternative: sebbene la scienza stia progredendo rapidamente verso la definizione di metodi che non implichino il ricorso agli animali – si veda in ambito cosmetico, con la definizione di un divieto europeo alla sperimentazione per trucchi, creme e altri ritrovati estetici – non tutti gli ambiti scientifici fornirebbero sufficienti alternative. Un divieto alla sperimentazione, di conseguenza, bloccherebbe l’evoluzione scientifica e le chance di trovare soluzioni a malattie oggi incurabili, il tutto dalla ricerca genica agli xenotrapianti, passando per un nugolo nutrito di ambiti su cui la scienza oggi è impegnata;
- Etica: per quanto i sostenitori riconoscano il fatto che gli animali siano esseri viventi dotati di sensibilità, non sarebbe etico sperimentare direttamente sull’uomo, trasformandolo in una cavia. Tantissimi metodi – farmaci, vaccini, infusioni e via dicendo – non arrivano alla fase sperimentale sull’uomo proprio perché, nonostante le differenze biologiche di specie, non hanno superato i test sugli animali. Cosa potrebbe succedere, allora, se tali sostanze venissero vagliate direttamente su volontari o malati? Il costo sociale e umano di una simile scelta, sostengono, sarebbe troppo elevato;
- Distorsione informativa: per i favorevoli alla sperimentazione vi sarebbe una distorsione informativa sulla pratica, che porta a definire i ricercatori come dei “torturatori di animali” privi di etica, quasi dediti alla sperimentazione per divertimento. In realtà la sperimentazione sarebbe spinta da grande domande morali: quelle relative alla salute e al benessere dell’uomo. Gli animali impiegati per la sperimentazione sarebbero sottoposti a rigorosi standard – definiti anche dalla legge – affinché non siano sottoposti a inutili torture. Sperimentare sugli animali non sarebbe più crudele che abbatterli per scopi d’alimentazione o abbigliamento e la considerazione non è quella dell’animale come un oggetto, bensì di un ricorso necessario per garantire il benessere di tutte le specie viventi.
- Animali al centro: i fautori tengono spesso a sottolineare come non vi sia disinteresse o insensibilità per gli animali, perché la stessa sperimentazione è di fondamentale importanza anche in ambito veterinario. Tutti i farmaci pensati per curare gli esemplari da compagnia, le specie selvatiche e quelle protette, sono passati per la sperimentazione animale. E molte delle pratiche per la conservazione di animali in via d’estinzione, tra cui gli esperimenti per la conservazione e la riproduzione del materiale genetico, non sempre possono prescindere da questi metodi con la sperimentazione in vitro.
Sperimentazione animale: opinioni contrarie
I contrari alla sperimentazione animale in campo farmacologico e biomedico mettono al centro delle loro argomentazioni il diritto degli animali a non essere sfruttati dall’uomo. Considerati come esseri senzienti capaci di provare dolore, paura ed emozioni, il ricorso in ambito scientifico sarebbe una prevaricazione del genere umano sulle altre specie esistenti. E i risultati non sarebbero sufficienti per giustificarne il ricorso. In sintesi:
- Differenza biologica: per i contrari alla sperimentazione, vi sarebbe troppa differenza biologica tra l’uomo e le altre specie animali, tanto che una molecola efficace sul topo non è detto che lo sia anche sull’uomo. Molti dei ritrovati sperimentati sugli animali non passerebbero il vaglio dei test sugli umani, così da mettere in discussione la reale capacità predittiva della sperimentazione;
- Alternative: è opinione diffusa fra i detrattori la necessità di investire su metodi alternativi, che escludano il ricorso degli animali in toto. A loro avviso già oggi la scienza potrebbe raggiungere ottimi risultati in questo senso – si pensi al già citato divieto di sperimentazione a scopo cosmetico – ma non vi sarebbe sufficiente impegno perché proprio l’assenza di uno stop generalizzato non incentiverebbe la strada verso metodologie etiche;
- Interessi economici: per i contrari alla sperimentazione, vi sarebbero precisi interessi economici che impedirebbero l’assunzione di standard più eticamente accettabili. Il mercato farmaceutico avvantaggerebbe la sperimentazione animale perché più economica rispetto alle alternative: le ragioni di denaro prevarrebbero su quelle morali;
- Sofferenza: i contrari riconoscono la differenza tecnica e terminologica tra sperimentazione e vivisezione, ma questo non sarebbe sufficiente a garantire l’assenza di dolore e torture nei confronti degli animali impiegati. Topi, conigli, scimmie sono comunque vigili, sopporterebbero sulla loro pelle i fastidiosi effetti collaterali di un farmaco, verrebbero sottoposti a esperimenti sulla soglia di sopportazione del dolore, sarebbero decimati nelle pratiche di identificazione dei dosaggi letali e molto altro ancora. In altre parole, l’assenza di vivisezione non è sufficiente per garantire l’assenza di dolore e maltrattamento;
- Uguaglianza: tra le varie motivazioni contrarie alla sperimentazione, emerge con prepotenza anche il concetto di uguaglianza fra le specie, detto anche “antispecismo”. L’uomo non potrebbe arrogarsi il diritto di sottomettere le altre specie animali semplicemente perché dotato di parola: tutti gli esseri viventi dimostrerebbero una loro intelligenza specifica, una loro memoria, un loro sistema più o meno complesso di comunicazione. In questo senso, bisognerebbe superare la visione antropocentrica del Pianeta per includere gli animali che, in quanto esseri viventi, dovrebbero disporre di diritti essenziali e inviolabili alla stregua dell’uomo. Per questo motivo, la sperimentazione animale non sarebbe accettabile, perché si costituirebbe come una dimostrazione di forza sugli altri animali, quest’ultimi privati del diritto alla libertà.