Fegato ingrossato: tutto su come prevenirlo e curarlo
Il fegato ingrossato ha molteplici conseguenze, sempre legate alla malattia che lo causa: dalla nausea alla stanchezza fisica, passando per il grave ittero
Il fegato ingrossato, o epatomegalia, è una condizione che consiste nell‘aumento delle dimensioni del fegato. Di per sé non è una malattia, ma può essere il sintomo di una patologia epatica da approfondire e trattare con cure mediche adeguate e, soprattutto, con uno stile di vita corretto e una dieta sana. Un’alimentazione squilibrata, troppo ricca di grassi e zuccheri, è infatti uno dei principali fattori di rischio di malattie epatiche che possono causare l’ingrossamento del fegato.
Nel nostro articolo ti spieghiamo cos’è l’epatomegalia, quali sono i suoi sintomi, quali cause possono provocarla e quali sono le migliori terapie, i rimedi naturali e la dieta giusta per curare e prevenire il fegato grosso.
Fegato ingrossato: cos’è
Il fegato ingrossato è un aumento di volume del fegato di natura ereditaria o legato a malattie come cirrosi, steatosi epatica o fegato grasso, tumori. A causa di questa condizione patologica il fegato, che normalmente è lungo 25-28 cm per 1-1,5 kg di peso, arriva ad avere dimensioni superiori rispetto ai suoi standard clinici.
L’epatomegalia non presenta sintomi specifici, anche se talvolta si accompagna a dolore, ma può essere la spia di una patologia in corso, che va indagata e trattata perché potrebbe compromettere la funzionalità del fegato. Questo organo, che è la più grande ghiandola del corpo umano, è fondamentale per mantenersi in salute perché rimuove le sostanze di scarto dal sangue e produce la bile e molti enzimi necessari alla digestione.
Cause
L’epatomegalia rappresenta un campanello d’allarme perché può essere la manifestazione di un’altra patologia. L’ingrossamento del fegato può essere causato da una malattia epatica, come epatite virale, cirrosi, steatosi epatica, tumore al fegato, calcoli alla colecisti, ma può anche essere determinato da una condizione patologica che non ha origine direttamente nel fegato, come mononucleosi, insufficienza cardiaca congestizia, problemi di origine genetica, oppure da altri fattori, come l’abuso di farmaci o di alcol.
Vediamo più in dettaglio le principali cause del fegato ingrossato.
Epatite
L’epatite è un‘infiammazione diffusa del fegato che è ha prevalentemente origine virale, ma può avere anche cause non virali, come la steatoepatite non alcolica (NASH), l’abuso di farmaci e alcol, alcuni problemi metabolici come obesità, diabete, ipertensione, malattie autoimmuni.
L’epatite virale può essere acuta, se dura meno di sei mesi e si risolve spontaneamente, oppure può progredire in epatite cronica. La forma acuta di epatite può causare ingrossamento del fegato, accompagnato da dolore, mentre quella cronica è spesso asintomatica. L’epatite cronica può portare alla cirrosi, al tumore al fegato, all’insufficienza epatica.
Cirrosi epatica
La cirrosi è una malattia degenerativa del fegato che può essere l’evoluzione di un’epatite virale cronica o una conseguenza di cattive abitudini come l’abuso di alcol. E’ una patologia cronica che, man mano che progredisce, fa sì che il tessuto del fegato venga sostituito da tessuto fibrotico, o cicatriziale.
A causa di questo processo, l’organo non è più in grado di svolgere le sue normali funzioni, come la digestione del cibo e il metabolismo di molti farmaci. E’ una malattia per cui non esistono cure, ma le sue conseguenze e la sua evoluzione possono essere tenute sotto controllo con trattamenti precoci.
Steatosi epatica
La steatosi epatica, anche nota come “fegato grasso”, è una condizione che determina un accumulo anomalo di trigliceridi nelle cellule del fegato. All’origine di questa problematica possono esserci diverse cause: diete troppo ricche di grassi, ipercolesterolemia o ipertigliceridemia nel sangue, anemia, diabete di tipo 2, abuso di farmaci e alcol.
A seconda della causa che la provoca, la steatosi epatica si distingue in una forma non alcolica, tipica di chi non beve alcol o ne beve pochissimo, e in una forma alcolica, che nella maggior parte dei casi colpisce i forti bevitori. Raramente la steatosi epatica provoca dolore al fegato ma ne può causare l’ingrossamento.
Questa condizione colpisce in genere le persone tra i 40 e 60 anni di età, ma è in crescita l’incidenza anche tra bambini e giovani: il fegato grasso è la più diffusa malattia epatica in età pediatrica. Secondo quanto riportato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, circa il 3-12% dei bambini di peso normale soffrono di steatosi epatica, ma questa percentuale sale al 70% nei bambini sovrappeso o obesi.
Tumore al fegato
Il tumore al fegato è causato dalla proliferazione incontrollata di cellule all’interno di quest’organo. Tra i fattori di rischio che possono provocarne l’insorgenza ci sono infezioni croniche, per esempio provocate da virus epatici, cirrosi, fumo, ma anche obesità, diabete, ipertensione e ipercolesterolemia, che possono causare fibrosi e cirrosi e aumentare così il rischio di tumore.
E’ un carcinoma che nelle sue fasi iniziali non provoca sintomi, ma che progredendo può causare dolore alla parte superiore dell’addome, ingrossamento del fegato e del ventre, perdita di peso e di appetito, nausea, vomito, stanchezza, ittero (colorazione gialla della pelle e della sclera oculare).
Altre problematiche a carico del fegato
Anche altre problematiche a carico del fegato possono causarne l’ingrossamento. Tra queste:
- cisti epatiche, ovvero formazioni presenti nel tessuto epatico che di solito non hanno carattere tumorale. In genere non superano i 2 cm e non richiedono alcun trattamento. Se tuttavia tendono a crescere e causano dolore, è possibile intervenire chirurgicamente.
- Amiloidosi: è una malattia rara in cui proteine che hanno assunto una configurazione anomala formano accumuli in vari tessuti e organi. Esistono vari tipi di amiloidosi che causano depositi di amiloide in varie sedi, tra cui il fegato.
Patologie a carico della cistifellea
Tra le patologie a carico della cistifellea che possono causare ingrossamento del fegato ci sono:
- calcoli: sono raccolte di materiale solido che si formano nella cistifellea e che, ostacolando il deflusso della bile, ne causano un accumulo nel fegato che può provocare epatomegalia. In genere la calcolosi alla colecisti è asintomatica, ma se si manifesta con sintomi come le coliche biliari può essere trattata attraverso la rimozione dei calcoli per via chirurgica o endoscopica.
- Colestasi, o stasi biliare: si tratta di una stasi della bile nel fegato, principalmente dovuta a un problema di drenaggio della bile stessa fuori dall’organo.
- Ostruzione dei dotti biliari: può provocare la dilatazione dei dotti e causare febbre, brividi e ittero.
Mononucleosi infettiva
La mononucleosi è una malattia infettiva causata dal virus di Epstein-Barr che si trasmette attraverso la saliva. In genere causa sintomi moderati, come malessere, astenia e stanchezza, ma in alcuni casi l’infezione può avere conseguenze più gravi che coinvolgono linfonodi, milza, fegato, cuore, polmoni e sistema nervoso centrale. Tra le complicazioni legate alla mononucleosi che possono interessare il fegato c’è l’epatite.
Insufficienza cardiaca congestizia
L’insufficienza cardiaca congestizia, o scompenso cardiaco, è una patologia che fa sì che il cuore non sia in grado di pompare il sangue nell’organismo in maniera efficiente. Questa alterazione della funzionalità cardiaca ha ripercussioni anche sul fegato, perché causa una riduzione del circolo sanguigno a livello epatico e scarsa ossigenazione all’organo.
Abuso di farmaci
L’abuso di alcuni farmaci come paracetamolo, statine e qualche antibiotico può essere una delle cause dell’ingrossamento del fegato.
Malattie genetiche
Tra le principali cause genetiche del fegato ingrossato c’è l’emocromatosi. Questa malattia ereditaria provoca un progressivo accumulo di ferro nell’organismo a causa di difetti nei meccanismi di regolazione del metabolismo di questo minerale. Nei soggetti che ne soffrono, l’emocromatosi aumenta il rischio di sviluppare malattie epatiche come cirrosi, fibrosi e carcinomi.
Altre cause genetiche dell’ingrossamento del fegato sono la sindrome di Wilson, che provoca un accumulo di rame, e la sindrome di Gaucher, più rara e che interessa i processi metabolici.
Fattori di rischio
Il principale fattore di rischio per l’epatomegalia è rappresentato da cattive abitudini alimentari. Diete squilibrate, infatti, possono favorire l’insorgenza delle patologie che provocano l’ingrossamento del fegato.
Un eccesso di grassi e zuccheri, per esempio, può causare sovrappeso e obesità, che rappresentano un fattore di rischio per la steatosi epatica. Questa condizione è sempre più diffusa nei bambini e può essere la spia di una cattiva nutrizione, quindi una dieta sana, povera di grassi e zuccheri, è molto importante fin dall’età pediatrica e nella popolazione giovanile per ridurre il rischio di epatomegalia e patologie epatiche.
Anche l‘abuso di alcol e farmaci è un fattore di rischio per la salute del fegato.
Sintomi
L’epatomegalia è di per sé un sintomo, ovvero la spia di una malattia, epatica o meno, che determina l’ingrossamento del fegato. Per questo, al fegato grosso possono accompagnarsi altri sintomi tipici di quella patologia.
Nella maggior parte dei casi, chi soffre di fegato ingrossato non presenta particolari malesseri: l’epatomegalia può restare a lungo asintomatica. In alcune situazioni, invece, questa condizione può essere associata a una serie di disturbi. Tra i più comuni ci sono:
- fastidio o dolore nella parte destra dell’addome
- gonfiore addominale
- senso di pesantezza e stanchezza
- acidità di stomaco accompagnata da reflusso e difficoltà digestive
- nausea
- vomito
- ittero, ovvero colorazione giallastra della pelle e della sclera oculare
- inappetenza.
Talvolta il fegato grosso si accompagna a disturbi di tipo influenzale come:
- malessere generale
- febbriciattola
- dolori muscolari ed articolari.
Se all’origine dell’epatomegalia c’è una malattia del fegato, il paziente può manifestare anche altri segnali di cattiva funzionalità epatica, come:
- sapore amaro in bocca
- innaturale dimagrimento.
Nei casi più seri, l’epatomegalia può accompagnarsi anche a emorragie gastroesofagee o a insufficienza epatica.
In generale, comunque, la presenza e la severità dei sintomi dell’epatomegalia dipendono dalla patologia che ha provocato l’ingrossamento del fegato e dalla sua gravità. In alcuni casi, questi disturbi possono passare inosservati o venire sottovalutati perché piuttosto comuni. E’ tuttavia sempre consigliabile rivolgersi al medico in presenza di segnali di malessere, specie in caso di forte dolore o gonfiore addominale, rapida perdita di peso o ittero.
Diagnosi
La diagnosi dell’epatomegalia ha l’obiettivo di comprenderne le cause analizzando le altre manifestazioni che si associano al fegato ingrossato, se ce ne sono.
L’ingrossamento del fegato, infatti, è una condizione subdola, che può restare a lungo asintomatica: per questo è frequente che l’epatomegalia venga notata dal medico nel corso di una visita di routine, senza che il paziente abbia avuto la minima avvisaglia di questa condizione.
L’anamnesi clinica in presenza di epatomegalia dovrà analizzare le abitudini alimentari e lo stile di vita del paziente, che come abbiamo visto possono rappresentare un fattore di rischio. Il medico, oltre a procedere alla palpazione dell’addome, potrà prescrivere una serie di esami di laboratorio e strumentali, come analisi del sangue, ecografia addominale, TAC e risonanza magnetica, oltre ad approfondimenti specifici che dipenderanno dal quadro clinico.
Cure e rimedi
Per curare l’epatomegalia è necessario curare la patologia che l’ha causata, quindi la terapia più adeguata dipende dalla malattia che ha determinato l’ingrossamento del fegato.
In generale, oltre che con una terapia medica, l’ingrossamento del fegato deve essere trattato con accorgimenti dietetici e con la correzione dello stile di vita. Spesso, all’origine del fegato ingrossato c’è una problematica scatenata da cattiva alimentazione e stili di vita poco equilibrati.
Esistono anche rimedi naturali fitoterapici che possono essere di aiuto per proteggere e favorire la funzionalità del fegato.
Vediamo in modo più approfondito cosa fare in caso di epatomegalia.
La dieta contro l’epatomegalia
Per curare l’epatomegalia è indispensabile intervenire sull’alimentazione. E’ bene seguire una dieta sana e bilanciata, di ispirazione mediterranea, e in particolare:
- eliminare o ridurre al massimo gli zuccheri semplici, presenti in dolci, caramelle, miele, ma anche nella frutta sciroppata e candita.
- Ridurre il consumo di grassi e sostituire i grassi saturi con quelli insaturi (monoinsaturi e polinsaturi). Particolarmente nocivi sono i grassi animali (burro, formaggi grassi, lardo, strutto e panna che sono ricchi in grassi saturi), ma anche i grassi idrogenati (trans) presenti nella margarina e in molti prodotti industriali, nei piatti pronti e nei cibi da fast food.
I consigli per combattere il fegato ingrossato a tavola
Per la salute del fegato è importante:
- consumare ogni giorno almeno 5 porzioni tra frutta e verdura, ricche di antiossidanti che proteggono le cellule del fegato, gli epatociti, dal danno infiammatorio causato dai radicali liberi. E’ consigliabile tuttavia mangiare con moderazione la frutta molto zuccherina, come uva, banane, fichi, cachi, mandarini. Alcuni vegetali, come carciofi, catalogna, erbe amare e cicoria, pomodori e insalata svolgono un’azione tonica e detossificante sul fegato.
- Consumare cibi ad elevato contenuto di fibre, come pane, pasta, riso integrali ma anche verdure, frutta e legumi.
- Preferire come condimento l’olio extravergine di oliva, ricco di antiossidanti, meglio se a crudo.
- Come fonti di proteine animali, preferire carne bianca e pesce magro cotti in modo semplice, per esempio al vapore, alla griglia, alla piastra o con la pentola a pressione, senza grassi aggiunti. Evitare le fritture.
- Scegliere latte e latticini preferibilmente in versione scremata e formaggi freschi a basso contenuto di grassi. Consumare con moderazione i formaggi stagionati.
- Evitare il consumo di insaccati, affettati, crostacei, cibi confezionati, carni rosse.
- Ridurre il sale, limitando quello aggiunto durante la cottura dei cibi e consumando con moderazione gli alimenti che lo contengono naturalmente e in elevate quantità (cibi in scatola o salamoia, dado vegetale, salse come quella di soia). Usare le erbe aromatiche e le spezie come alternativa al sale per insaporire i piatti.
- Evitare gli alcolici (vino, birra, superalcolici), le bevande gassate e le bibite molto zuccherine (tè freddo, succhi di frutta con zuccheri aggiunti).
- Bere almeno 2 litri di acqua al giorno o, in alternativa, tisane, infusi e tè non zuccherati.
Rimedi naturali
Anche le piante possono essere di aiuto contro l’epatomegalia e in generale per ripristinare la corretta funzionalità del fegato. Alcuni rimedi fitoterapici svolgono un’azione disintossicante e possono essere usati in presenza di disturbi, a supporto di altre terapie, oppure in chiave preventiva, sotto forma di tisane, decotti, capsule o tinture madri.
Naturalmente, anche se si tratta di rimedi naturali, l’assunzione di questi preparati deve essere sempre fatta dietro prescrizione medica, evitando pericolosi fai da te.
Tra gli integratori fitoterapici disintossicanti più efficaci per la salute del fegato ci sono:
- carciofo: le sue foglie stimolano la produzione di bile grazie alla cinarina, una sostanza che provoca un aumento del flusso biliare e della diuresi. Il carciofo protegge il fegato, favorendo così la funzionalità gastrica ed epatica, ed è utile per dissolvere i calcoli biliari.
- Tarassaco: la radice del tarassaco stimola la funzionalità biliare, epatica e renale, favorendo l’eliminazione delle scorie. Svolge così un’azione depurativa, disintossicante ed epatoprotettiva che lo rende particolarmente utile in caso di insufficienza epatica, ittero e calcoli biliari.
- Bardana: svolge un’azione depurativa e stimola la funzionalità biliare ed epatica.
- Cardo mariano: favorisce la rigenerazione delle cellule del fegato e agisce come tonico e protettore epatico grazie alla silimarina, ad azione antiossidante. Questa sostanza lo rende utile per migliorare la funzione epatica, nella cura di infiammazioni croniche e nel trattamento dei danni cellulari da tossine, sia quelle chimiche dovute all’abuso di farmaci sia quelle legate all’alcol, come la cirrosi epatica.
Sport e fegato ingrossato
Anche un buon livello di attività fisica aiuta l’organismo a mantenersi in salute e favorisce l’ossigenazione di organi e tessuti.
Tuttavia, nel caso di pazienti con fegato ingrossato, prima di consigliare l’esercizio fisico è bene conoscere la causa della sofferenza epatica.
Chi è affetto da epatite severa, per esempio, dovrebbe praticare solo un’attività di blanda intensità.
Nel paziente con cirrosi epatica, invece, ci possono essere differenti approcci allo sport a seconda della gravità della patologia: ad alcuni pazienti potrebbe essere consentita l’attività agonistica, ad altri invece è consigliabile solo una minima attività di tipo aerobico, come per esempio una lunga passeggiata.
Terapie mediche e farmacologiche
Le terapie mediche e farmacologiche per la cura del fegato ingrossato dipendono dalla patologia che ha causato l’epatomegalia e devono essere valutate dopo un’accurata analisi del quadro clinico e una puntuale diagnosi.
Spesso l’approccio terapeutico per il fegato ingrossato è di tipo multidisciplinare, coinvolge cioè più specialisti di diverse discipline. Tra questi il gastroenterologo, meglio se specializzato in epatologia, il nutrizionista e il dietologo, perché la cura dell’epatomegalia richiede in genere una modifica radicale delle abitudini alimentari del paziente, ma anche l’oncologo e il cardiologo, se all’origine del fegato ingrossato ci sono tumori o malattie a carico del cuore.
Prevenzione
L’alimentazione sana non è solo utile per curare l’epatomegalia ma rappresenta anche un rimedio naturale per prevenirla. Prendersi cura del proprio corpo vuol dire non soltanto intervenire quando qualcosa sembra andare storto, ma anche (anzi, soprattutto) impegnarsi ogni giorno per ridurre al minimo i possibili rischi. Questo vale anche per la salute del fegato e la prevenzione del suo ingrossamento.
Proprio a tavola si gioca una delle battaglie più importanti. Rivedere la propria dieta, modificare il proprio stile di vita limitando alcol e fumo e mantenersi attivi sono la chiave per un fegato in buona salute.
A tavola valgono le stesse buone pratiche indicate per curare l’epatomegalia. E’ bene seguire una dieta bilanciata, basata sul modello mediterraneo, con un basso consumo di zuccheri semplici e grassi, soprattutto saturi, e un’abbondanza di frutta, verdure, fibre, carboidrati complessi, preferibilmente integrali.
La prevenzione a tavola deve iniziare fin dalla prima infanzia, per evitare che una dieta troppo ricca di grassi e zuccheri possa favorire la comparsa di patologie a carico del fegato che sono, purtroppo, sempre più diffuse tra i bambini, come la steatosi epatica.
Una dieta sana aiuta anche a prevenire sovrappeso e obesità, che rappresentano fattori di rischio per lo sviluppo di malattie epatiche e quindi predispongono all’epatomegalia.
10 cibi che proteggono la salute del fegato
Esistono cibi che possono agire in maniera positiva sul fegato, favorendone un generale benessere e riducendo il possibile accumulo di tossine. Vediamo quali.
Verdura
- Carciofo: questo prezioso alleato per la salute del fegato ne stimola l’azione di sintesi e secrezione della bile. La sua azione coleretica favorisce inoltre lo sviluppo di tessuto epatico. Il merito di questo effetto epatoprotettore è della cinarina, sostanza amara e aromatica contenuta nelle sue foglie. E’ consigliabile consumare il carciofo crudo, per massimizzare i benefici, con l’aggiunta di qualche goccia di succo di limone e un filo d’olio extravergine d’oliva.
- Cardo Mariano: un’azione analoga a quella offerta dal carciofo è quella associata al consumo di cardo mariano. Le proprietà benefiche riguardano sia la sintesi e secrezione della bile sia la stimolazione della rigenerazione delle cellule epatiche. La sua azione epatoprotettrice è ritenuta efficace anche nei confronti dei possibili danni al fegato derivati da alcol e da alcuni farmaci. E’ possibile mangiare sia la parte interna del fusto che le foglie de cardo mariano. Sono ottime crude in insalata, per insaporire una minestra oppure, lessate, come ripieno per paste fresche e torte salate.
- Cavolo: il cavolo e in generale tutte le crucifere (broccoli, cavolfiori, cavoletti di Bruxelles) proteggono dai danni epatici, migliorano i livelli degli enzimi del fegato e riducono il rischio di sviluppare il cancro al fegato grazie all’alto contenuto di alcune sostanze ad azione antitumorale, ovvero glucosinolati e isotiocianati.
- Alghe: alleate naturali per il benessere del fegato sono anche, secondo quanto affermato dai ricercatori della University of Bristol, nel Regno Unito, le alghe. Il consumo, durante la ricerca, di pane arricchito con alginato avrebbe ridotto del 31% l’assorbimento di grasso da parte di pazienti affetti da steatosi epatica non alcolica.
Frutta
- Mela: vitamina C, piruvato e triterpenoidi sono le sostanze benefiche per il fegato contenute nella mela. Sono utili rispettivamente per la prevenzione di forme tumorali epatiche, per la depurazione del fegato e per la riduzione dei grassi in eccesso. E’ consigliabile scegliere mele biologiche e mangiarle con la buccia.
- Noci e frutta a guscio: le noci e in generale la frutta a guscio come mandorle, pistacchi e nocciole sono utili perché apportano acidi grassi omega-3, ad azione antinfiammatoria e di controllo dei trigliceridi.
Spezie
- Peperoncino: secondo quanto riportato in uno studio condotto dal Liver Cell Biology Laboratory della Vrije Universiteit di Bruxelles, l’assunzione di peperoncino favorisce una più efficiente risposta epatica nei confronti di eventuali lesioni. Secondo i ricercatori belgi, la capsaicina in esso contenuta riduce al minimo la formazione di fibrosi epatiche e blocca lo sviluppo di ulteriori danni.
Bevande
- Acqua e limone: bere aiuta l’organismo a eliminare in maniera naturale le tossine. L’acqua è senz’altro una delle soluzioni migliori. All’acqua è però possibile abbinare l’effetto benefico e antiossidante garantito dal limone grazie al suo contenuto di acido ascorbico (vitamina C). Attenzione tuttavia in caso di patologie gastriche, in presenza delle quali è bene consultare il proprio medico prima di assumere acqua e limone.
- Caffè: alcuni studi hanno dimostrato che il caffè ha un effetto protettivo sul fegato e riduce il rischio di steatosi epatica non alcolica e di tumore. Naturalmente, è bene consumarlo con moderazione (non più di 2-3 tazzine al giorno) perché l’eccesso di caffeina potrebbe causare disturbi come ipertensione e tachicardia.
Pesce
- Salmone e pesce azzurro (sgombro, alici) sono fonti importanti di omega 3, sostanze utili al benessere del fegato grazie alla loro capacità di tenere sotto controllo il livello di trigliceridi e all’azione antinfiammatoria.
Con questi consigli potrai prevenire e curare l’epatomegalia, mantenere il tuo fegato in buona salute e proteggerti da patologie epatiche anche molto gravi, che possono causare l’ingrossamento del fegato e portare a problematiche anche molto serie.
Se vuoi saperne di più su come prenderti cura del tuo fegato, leggi i nostri approfondimenti nelle categorie Benessere e Alimentazione di GreenStyle.
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