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Cromoterapia: l’effetto dei colori sul cervello umano

Uno studio dell'Istituto San Raffaele Pisana di Roma dimostra come i colori e la luce influenzino non solo l'umore, ma anche gli stati fisici.

Cromoterapia: l’effetto dei colori sul cervello umano

Curarsi con i colori è possibile. L’effetto delle diverse tonalità sul nostro umore è ormai dimostrato, ma i colori possono influenzare anche i parametri vitali: a dimostrarlo è uno studio del primario di Neurologia dell’Istituto San Raffaele Pisana di Roma, Piero Barbanti.

Lo studio ha analizzato non solo l’influenza dei colori sull’umore e sullo stato psicofisico dei pazienti, ma anche quella della presenza o dell’assenza di luce. Il nostro cervello subisce l’impatto delle diverse tonalità, innescando differenti reazioni chimiche che possono, ad esempio, aumentare o diminuire la produzione ormonale stimolando stati d’animo come tristezza o allegria. Il neurologo Piero Barbanti ha spiegato:

I toni caldi, come le tonalità del rosso, hanno la proprietà di migliorare l’umore, la pressione, la frequenza cardiaca e l’attività muscolare. Quelli freddi come il blu invece sono utili in caso di ansia, tensione muscolare e ipertensione arteriosa.

Secondo i risultati, sono il verde e il blu i colori più scelti dalle persone: simbolicamente associabili con scenari rilassanti, sono consigliati spesso anche dagli arredatori per le tonalità delle stanze da letto. Secondo Barbanti:

È noto che il blu abbia un peso nel ridurre la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e la frequenza del respiro, attivando il sistema nervoso parasimpatico. Inoltre, entrambi i colori stimolano la creatività e le capacità artistiche.

Naturalmente il rosso è considerato un colore “passionale”, non sempre legato a emozioni positive: può rappresentare l’amore e l’energia, ma anche la morte con un richiamo simbolico al sangue. La sua peculiarità principale è quella di stimolare l’aggressività, grazie all’aumento del testosterone nell’uomo: è dunque particolarmente indicato per attività fisiche come gare e competizioni, e per lo sport in genere. Se qualcuno crede che siano semplicemente legami simbolici, l’esperto del San Raffaele ribatte così:

Non si tratta di scaramanzia: esiste infatti una fiorente letteratura che ha evidenziato come, negli ultimi cinquanta anni, la Premier League inglese sia stata vinta prevalentemente da chi indossava divise rosse. La stessa cosa è capitata anche agli atleti di taekwondo e ai pugili delle Olimpiadi di Atene 2004.

Il nero è considerato un colore che può aumentare gli stati depressivi: è associato da sempre alla tristezza e all’angoscia. Secondo i risultati dello studio, chi subisce questi stati è più incline a scegliere colori “negativi”, come le tonalità del nero e del grigio, mentre tra i colori “neutri” tende a ridurre il rosso: infine, tende ad abolire completamente quelli “positivi” come il verde e, in particolare, il giallo:

L’influenza esercitata dal sistema emotivo sull’ipotalamo mette il paziente in uno stato di rifiuto degli stimoli visivi importanti, preferendo toni poco luminosi, in perfetta sintonia con il più generale rifiuto della vita, tipico del depresso.

Infine, il professor Barbanti si è concentrato anche sulla presenza o sull’assenza di luce, che comprende tutte le tonalità principali: secondo lo studio può avere importanti proprietà terapeutiche. Barbanti ha concluso:

La luce blu, ad esempio, viene utilizzata per la cura dell’ittero del neonato. Inoltre nei soggetti con depressione stagionale, rappresenta la prima scelta terapeutica.

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